venerdì 29 aprile 2011

ossa

siamo l'inizio
di una fine ma non finiremo.
buttarsi a polmoni pieni
le braccia alzate,
onde
su un mare d'oceano
controcorrente.

cavi e microfoni rotti
sentiamo il sudore bruciare negli occhi
stringiamo idee da mezzo minuto

siamo la rabbia a pugni chiusi.
ammassati insieme, grida e cuori
per stanze troppo strette
e velocità velocità ancora di più
col sangue sulle ginocchia
le labbra spaccate e la
pelle strappata

siamo le schiene curve
siamo la vita che brucia.
stringendoci
pestandoci i piedi ridendo
ossa sopra ossa
rovineremo insieme su noi stessi,
voci fuori campo del blackout.
siamo questo, e
non cambieremo mai.

noi siamo la tempesta.



[dedicato a tutto ciò in cui oggi credo, per tutte le persone che hanno imparato cosa significa hardcore, sentendone addosso i lividi, per gli abbracci di amicizie nate sotto un palco, per i compagni che credono ancora nella musica come unione, mezzo, sfogo, vita]

giovedì 28 aprile 2011

Koyaanisqatsi

Ho un nodo allo stomaco non è perché sto male ma non lo so è lì non sale non scende. Parlo ascolto penso ragiono mi muovo valuto gente i volti le fotografie il bianco e nero o a colori? Polaroid non l'ho mai avuta cioè ce l'ho ma è rotta e non l'ho mai usata i vecchi cimeli sono i soprammobili delle nostre case un po' come certi parenti diventati quadri viventi poco più reali delle immagini nella televisione che li assorbe giorno per giorno mentre aspettano più o meno consciamente di andar via via autostrada notte pioggia certa musica soffusa che rischi di addormentarti ma poi rimani sveglio e non dormi tutta notte. Fai una sosta. Hai dormito? Ci vediamo domani. Riparti cambi senso di marcia tutto cambia senso di marcia Koyaanisqatsi veloce veloce come le inquadrature di te lungo il cemento del porto sotto le stelle in foto sfocate sottoesposte sovraesposte esposte di fronte al giudizio di nessuno opere contemporanee della grandiosa maestosità  artistica nel più totale nulla della vita dell'uomo. Rispondi. Ti prego rispondi. Ti prego. Risali tutto scorre filosofia greca le luci che scappano tu da chi da cosa da dove scappi? Le voci le facce i corpi i movimenti il colore di quegli occhi cristo che colore avevano quegli occhi fermarla forse ma no in fondo no nella vita devi rischiare ma che sia per cose serie e la scuola il lavoro la dottrina di cui hai già letto ho già sentito abbiamo già intuito mentre copio me stesso. Tic nervosi. Gambe instabili. Ho ancora lividi di te riflessi nell'acqua rimasta sui vetri di questa scatola.

Uno dopo l'altro.

Sequenze rallenty di otto minuti sui tuoi occhi.


 

Mike Ness

Ho scoperto, con tre mesi di ritardo e vergogna per me stesso, che è uscito il nuovo album dei Social Distortion. Ascolto 'California (Hustle And Flow)'. Mi ricordo di quando avevo quattordici anni e mi viene voglia di furgoncino rattoppato di adesivi, finestrino abbassato, occhiali da sole, stereo a cassette e qualche migliaio di chilometri da bruciare. Faccio ripartire per la quinta o sesta volta la canzone. Penso a quanto sia una tortura scrivere in pullman e vado a letto felice sapendo che, nonostante tutto, c'è ancora Mike Ness.

Pullman

Il pullman delle 19:20 è semivuoto e non è ancora uscito dalla città. Alla quarta fermata sale una signora bionda sulla cinquantina. È con un'amica, ha un grande sorriso e l'aria est europea. Da giovane deve essere stata bellissima. Avessi trent'anni di più glielo direi, quant'è bella. Bellissima. Parla con l'amica in polacco, almeno mi pare sia polacco, per quelle poche volte che l'ho ascoltato. Occhiali rossi stile '80 sui lunghi capelli raccolti in una coda. Hanno il colore dell'oro e dell'argento. Camicetta, jeans, mocassini. Ha una borsa di tela. A pois. Quelle persone che vedi e danno il buon umore, con cui parleresti, che sai ti ascolterebbero per quanto noioso tu possa essere. Vorrei conoscerla e sentire le tante storie che avrà accumulato in mezza vita, vorrei abbracciarla e dirle che le voglio bene. Vorrei essere più grande e sposarla. Vorrei essere più piccolo ed essere suo nipote. Vorrei fosse mia madre. Si alza e saluta l'amica. Scende. Io torno a guardare fuori il cielo coperto di nuvole ed il pullman riparte.

martedì 26 aprile 2011

Onde

Il trucco sbavato
dopo l'estate dell'amore.
Il sale sul tuo viso
ed i tramonti riflessi nei tuoi occhi.
Sei più bella di sempre.

[era ottobre e nella metro c'era il clima perfetto per la creazione di una colonia batteriologica]

moth

è l'aria della sera ad essere fredda. giornata senza sole ed il primo acquazzone primaverile è durato otto minuti. otto. sempre tanta scena per niente. io ho freddo mi tremano le spalle mi fanno male le ginocchia, esco con pantaloncini e cappuccio e burial. nuvole di fumo, tabacco rimasto in tasca troppo tempo. respiro male con l'addome tirato ma vedo la seconda lucciola dell'anno, otto centimetri sopra l'erba alta.

venerdì 22 aprile 2011

lettiera per conigli

sono le tre ed ascolto l'inizio di un pezzo dei the saddest landscape dalle cuffie appoggiate nel cassetto e mi sembra bullwinkle dei centurians, che poi su youtube sbagliano tutti e chiamano loro centurions e la canzone zed's dead. tutta colpa di tarantino. le mie mani odorano di ammoniaca da svariate ore nonostante i lavaggi e Il Fatto quotidiano è una pessima lettiera per conigli. (no, non me lo ricordavo davvero il titolo)

serratura

c'è sempre meno luce nella stanza mentre tramonti dietro un francobollo. mi domandavo spesso come riuscissi ad essere te, dicevi quelle cose e credevo tu mi scambiassi per qualcuno di migliore. lo stomaco sottosopra ed un nodo in gola, ho perso il sole ed i pensieri con scritto il tuo nome ma è ora chiudere le finestre o l'inverno entrerà senza bussare.

Filial

"I want your mistakes,
what we were,
what I was,
what I'll be,
what we'll see"

mercoledì 20 aprile 2011

stupidi quattordicenni smettetela di leggere bukowski

il telefono suona
e ancora scuse ancora anche stavolta.
cerco incidenti
per dar le colpe agli altri
colpe,
non ne hai mai avute.
dico che non mi interessa
ma mi dici sempre di non mentirti
in fondo non ho mai imparato
a farlo.
la strada, gonfia,
siamo in mille per te
una settimana di ritardi in tutto.
arrivo
un bicchiere vuoto
la sala è vuota
solo un uomo al tavolo n.5

guardo
il bicchiere
la sala
l'uomo,
mi rattristo e mi siedo e mi bevo
e penso che non dovrò scusarmi domani.

bagagli

me ne stavo lì a guardarti partire/ solo un'ora ancora, solo un'ora ancora/ le tue valige così pesanti affondano nel suolo/ sono piene di me e tu lo sai/ tu lo sai e l'hai sempre saputo ma sei brava a fingere/ inciampo nelle parole che ho da dirti ma/ sta piovendo su di me e tu sei un fiume/ mi argini/ preferendo essere travolti piuttosto che sfiorati/ mi accarezzi il viso e non mi guardi/ cosa significano i tuoi occhi ora?

martedì 19 aprile 2011

random powerviolence II

another night without sleep
i'm drowning in shit
the doubts, the questions
the gray rain in me
the lost good intentions
all i tried to be
but in the end
it's nothing
like ever
but in truth i say
i'm nothing
like ever

ceramica doc

le intere settimane senza parlare
riprovarci all'improvviso
come il fischio del vento nelle vecchie serrature
ma io parlo una lingua diversa
tu ascolti le parole sbagliate.
prendi i piatti e li lasci cadere
ragnatele di ceramica doc esplodono ai tuoi piedi 

e tu indossi le mie vecchie scarpe.
sono le quattro del mattino la signora del piano di sotto
non sarà felice di noi
non sarà felice per noi.

random powerviolence

the fog inside me
like a cement wall
eat my embraces
in this prison
in this cold, tight cell
i hit the floor
silent open mouth
"why" i write scratchin' my face
i'm burning

specchietto retrovisore

mentre scivoli via veloce
sotto la luce dei lampioni d'inverno
la nebbia e l'acqua al collo

nebbia e alta marea
lo stradone scuro immenso grigio
schiaccia il respiro come
la sciarpa nera
che copre il tuo viso.

tutto il tuo viso.

preferirei essermi svegliato male
stamattina fa freddo, più di ieri.

giovedì 14 aprile 2011

Potrem(mo)


"potrem(mo) guardarci negli occhi
e tenerci per mano
al calare del sole
sul cavalcavia dell'autostrada

potrem(mo) conoscerci e amarci
sorriderci
odiarci
lasciarci
scriverci
innamorarci
guardarci
ballarci
toccarci
cantarci
baciarci
scoparci
rubarci
dimenticarci.

dimenticando i nostri nomi
dopo esserci presentati
restar per ore seduti
all'ombra degli alberi sulla collina
cercando di graffiare
le nuvole con le unghie
contando i capelli
che il vento ci muove
scambiarci i vestiti
ridendo l'uno dell'altra
giurando di non guardare mentendo
mentre ci stiamo spogliando
raccontare storie
episodi di vita
descriverci mostri
immaginandoci eroi
chiederci abbracciati in quale
giorno della settimana siamo nati

 e invece no!
 e invece no!
 e invece no!
 e invece no!
 e invece no!
 e invece no!
 e invece no!
 E INVECE NO!"



Perché forse scrivo solo quando sono sull'orlo di un grattacielo e sento tremare le gambe abbastanza forte da chiedermi, cadendo, se l'abbia fatto volontariamente o abbiano solo ceduto i muscoli.