Passava i minuti contandoli attraverso le boccate di nicotina ed ascoltando scorrere l'acqua della fontana. Aveva paura. Credeva di dover aspettare in eterno. Sentiva il peso delle gocce cadere al suolo, attraverso le crepe nella vecchia pietra, come su di se, a scavargli il cranio. Si era guardato intorno più d'una volta, ed intorno non c'era niente. Mura incolore, volti senza espressione. All'inizio aveva sperato, davvero, di vederla. Fermarsi in mezzo alla strada bloccando le decine di auto, cristallizzando l'acqua, addormentando il mondo intero, ogni piccola anima sopra e sotto la terra, per poterla stringere. Raccontarle del suo viso. Parlarle dei suoi occhi. Lo sperò, con tutto sé stesso, ma lei non venne e tutto, con la velocità produttiva della morte sulla vita, continuò a correre, senza meta, lasciandolo seduto a guardare le foglie cadute intorno a lui.
[che schifo di post]
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Raccontarle del suo viso. Parlarle dei suoi occhi.
RispondiEliminaChe belli i tuoi post, sono ripetitiva, scusami.
uh, Garba non conoscevo l'esistenza di questo tuo luogo così scuro e pieno, forse l'avevo dimenticato. ma è splendido leggerti.
RispondiEliminae già, Venezia è un imbroglio.
Spincia.